Piante Selvatiche Commestibili D’Italia – Autunno/Inverno

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QUANDO:

Il corso è da confermarsi in base al numero di iscritti. Per info e prenotazioni contattare direttamente la docente Dafne Chanaz su WhatsApp (+39 349 392 2564)

DOVE:

Il corso si svolge a Trevignano e nei suoi dintorni, circa 40 minuti a Nord di Roma. Ogni appuntamento di raccolta esplorerà un’area leggermente diversa del territorio circostante. 

COME:

ore 10.00-10.30 Punto di ritrovo, cerchio di saluti e partenza per l’escursione di riconoscimento

ore 10.30-12.30 Riconoscimento in campo, racconto e raccolta delle piante da programma

ore 12.30-13.00 Ricapitoliamo e sistemiamo i nostri erbari

ore 13.00-14.00 Pranzo al sacco e piccola degustazione di piatti di alta cucina realizzati con le piante viste

ore 14.00-15.00 Condivisione di domande ed esperienze in campo agricolo o medicinale anche con chi di volta in volta ci ha ospitati o accompagnati

CHI: 

Docente universitaria, giornalista e cuoca, Dafne Chanaz si dedica da 20 anni allo studio e alla divulgazione delle tradizioni contadine quale chiave per l’ecologia. È un’esperta di piante selvatiche commestibili e dei loro usi gastronomici, autrice per Terra Nuova Edizioni de Il prato è in tavola. Saranno ospiti del corso agricoltori, esperti e botanici che forniranno il loro ulteriore contributo.

Scarica l’articolo uscito a gennaio 2022 su Dafne Chanaz

PERCHE’: 

I corsisti che abbiano completato il corso in tutti i suoi appuntamenti riceveranno un attestato di partecipazione e saranno in grado di riconoscere e raccogliere almeno 40 diverse piante selvatiche alimentari. A differenza degli “eventi” o appuntamenti episodici, seguendo il corso completo avrete una vera e propria formazione accelerata da forager professionista.

USCITE:

5 NOVEMBRE

Andiamo in Francia con la romice, pianta invasiva e disprezzata, che pure si può utiizzare come l’acetosa per la famosa ricetta del “saumon à l’oseille”. Mentre con il lamio, detto anche falsa ortica, peloso e inodore, si prepara una crema, la “soupe de lamier”, che sa di menta e di carciofo! Poi impareremo a distinguere la cicoria dal tarassaco e le loro gamme di amaro, a preparare il caffè con le loro radici, l’insalata e il macco con le fave pugliese. Riconosceremo la borsa del pastore, protagonista della cucina thai, il centocchio, un superfood che sa di cetriolo per fare smoothie e cocktail, ed infine la povera cinquefoglia, che sa di tè verde ed è astringente. Per dessert, ruberemo ai cinghiali le preziose bacche di corbezzolo e capiremo come si lavorano e si possono assaporare, in uno speciale strudel di stagione.

3 DICEMBRE

È tempo di tuberi: impareremo a riconoscere i topinambur selvatici con i loro splendidi fiori, ed a scalzare il gustoso tubero che producono, che è molto buono al forno. L’aspraggine e l’erba viperina sono “cicorie” meno amare, brutte ma suggestive e si usano nell’acquacotta maremmana, della quale impareremo i segreti. La viperina poi è gelatinosa, poiché è parente della borragine: a dispetto del suo aspetto ispido e furtivo, ha un lieve retrogusto di cetriolo ed aloe vera. Andremo anche alla ricerca di crucifere dal sapore di senape quali la cascellore e l’erba cornacchia, detta “erba dei cantanti” poiché famosi cantanti d’opera, rimasti afoni, grazie a lei hanno ritrovato miracolosamente la voce prima di esibirsi. La chicca sarà l’ombelico di venere, una pianta che sembra un funghetto allucinogeno, è freschissima e delicata, cura le scottature e si può usare per preparare canapè. 

14 GENNAIO

Scopriremo il favagello, una delle rare verdure invernali da insalata, assieme all’alliaria, una delicata foglietta della famiglia delle senapi che cresce nel sottobosco e profuma di aglio. “I grespigni di gennaio non sono in bocca al villano” recita il detto: sono così buoni che tocca darli al padrone! Quando li addenti sembra di rubare il cuore dell’insalata, con le loro note di nocciola e di carciofo sono buoni sia in insalata che nella ricetta dei maltagliati… Il raponzolo, lo conoscono solo gli intenditori: è una pianta esile, minuscola, che ha una radichetta molto delicata, da assaporare da sola sul pane imburrato. La malva era la bieta degli antichi romani, antinfiammatorio sistemico poderoso e verdura interessantissima, si presta a preparare una famosa minestra egiziana. La piattella, onnipresente e pelosetta, sa di scarola ed è ottima saltata. Per remineralizzarci, raccoglieremo un bel mazzo di ortiche per fare il risotto. Infine per fare il carico di vitamina C, impareremo come si lavorano le bacche di rosa canina, che sono più tenere dopo una gelata. 

11 FEBBRAIO

La bieta prospera nel parco di Martignano, perché acquistarla? Se poi vogliamo qualche nota pungente, a febbraio e solo a febbraio possiamo raccogliere il piccolo billeri primaticcio, una sorta di crescione di terra dal profumo di rucola, ottimo sia cotto che crudo. Le ramolacce sono care alla tradizione trevignanese, simili ai broccoletti ma della famiglia del rafano, hanno un sapore pungente che si presta a preparare le famose orecchiette pugliesi. Andiamo poi molto più lontano con i gambi della bardana, pianta medicinale oltre che alimentare cara alla gastronomia giapponese.  Le fogliette delle primule profumano di canfora e di finocchio e legano molto bene con il pesce d’acqua dolce. Per preparare i soffritti, scopriremo le note aromatiche dei ciuffi di carota selvatica. Con la parietaria, o erba muraiola, si fa una crema per condire le patate. Infine impareremo dove trovare e come riconoscere la preziosa achillea, erba delle ferite dalle mille virtù, ottima anche al posto del prezzemolo nelle salse verdi. L’oiosa è una sorpresa… Detta anche “saporosella”, si tratta di un’aromatica affascinante e misteriosa con note di anice, prezzemolo e cumino, che inserita in bevande indiane come il lassi regala loro un profumo ammaliante. Si usa anche, più prosaicamente, nei fagioli in tutta la Tuscia viterbese.

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